mercoledì 20 marzo 2013

Introduzione

Per ogni giocatore di golf, ad ogni livello, il nome di Ben Hogan rimanda ad una leggenda del golf. In campo pratica, parlando di tecnica, le sue nozioni vengono richiamate continuamente, sia per dimostrarne la validità che per smentirne l’efficacia.  Ma anche in questo secondo caso, sembra che non si possa prescindere dall’insegnamento di Ben Hogan, come se le sue parole fossero la pietra di paragone su cui giudicare ogni altra teoria dello swing. Per questo motivo, pochi anni dopo aver iniziato a giocare a golf, mi stupii nell’ apprendere che non esisteva una traduzione in italiano del suo libro più importante; “Five Lessons; the modern fundamentals of golf”. Un libro citato innumerevoli volte, su ogni pubblicazione golfistica. Ne acquistai una copia, in Inglese, e la lessi una prima volta. Poi una seconda ed una terza. In seguito divenne una compagnia occasionale, quasi un vademecum da consultare ogni volta che il mio gioco attraversava momenti difficili.
Ma per prima cosa, ancor prima di comprendere appieno la sostanza del pensiero di Ben Hogan, fui colpito dalla precisione e al contempo dall’eleganza del linguaggio usato.  Pensando proprio a questo, alla accuratezza con cui Ben Hogan esponeva la propria teoria, ho creduto che ogni altro articolo, o pubblicazione che riportasse il pensiero dell’autore e lo interpretasse in qualche modo, non potesse rendere appieno la forza educativa del libro stesso. Questo è il primo motivo per cui ho deciso di tradurlo in italiano, spero rendendo giustizia al linguaggio dell’autore; perché le sue nozioni possano essere comprese pienamente  attraverso la lettura delle parole esatte che Ben Hogan ha utilizzato più di cinquant’anni fa.

Un ultima annotazione  sull’autore, a cui queste poche righe vogliono rendere onore.
Oggi Ben Hogan è presente nel mondo del golf come non mai. Sulla rete potete leggere le sue biografie, vedere i suoi video, farvi un’idea insomma di che giocatore fosse. La cosa che invece a me preme sottolineare è quanto Ben Hogan fosse un uomo normale che, come lui stesso afferma nel libro, ha deciso di dedicare la sua vita al golf. Non un talento naturale, ma un uomo che ha costruito il suo gioco sull’applicazione continua e sulla fatica. Un uomo dotato certamente di predisposizione per il gioco, ma forse ancor più di una grande forza di volontà.  Prova ne sia che Ben Hogan vinse il suo primo torneo PGA a 26 anni, nove anni dopo essere diventato professionista. Da allora la sua carriera è stata costellata di successi, dovuti non un talento unico e irripetibile, ma alla costante ed assidua dedizione al gioco del golf. Un episodio, tra i tanti, può riassumere il carattere del giocatore Ben Hogan.
Quando nel ’53, tornato all’apice della sua carriera dopo l’incidente d’auto di cui era stato vittima, si diceva da più parti che nessun golfista poteva considerarsi il migliore di sempre senza aver vinto l’Open Championship, Ben Hogan attraversò l’Atlantico, rinunciando alla partecipazione al PGA Championship, partecipò alle qualificazioni (allora obbligatorie) e senza aver mai giocato prima su un links course, vinse di quattro colpi a Carnoustie, tra l’altro utilizzando le golf balls  inglesi di dimensioni più piccole di quelle americane. Poche imprese sportive credo si possano considerare altrettanto straordinarie.
Infine, la presente traduzione non ha nessuno scopo di lucro, e non è mia intenzione infrangere, se esistente, alcuna norma sui diritti di autore. Buona lettura.
Andrea Gandolfi

Nessun commento:

Posta un commento